Delusione in amicizia

Dott.ssa Anna Bernardi

Il campo delle relazioni umane è un territorio vasto e complesso con degli aspetti di mistero, ma pur sempre avvincente anche se a volte impervio. In questo cammino non privo di ostacoli, fra gli scogli in cui si può inciampare, c’è la delusione nelle amicizie. Sono inevitabili. Tutti noi abbiamo provato quel sentimento di amarezza velato di rabbia e di rimpianto che ci invade quando si riscontra che la realtà del rapporto non corrisponde alle nostre attese.

Nella delusione viene a mancare ciò su cui si faceva affidamento e si interrompe la percezione di quello specifico legame che assume altre coloriture. Tralasciando per il momento di parlare di quelle situazioni nelle quali si è quasi costretti a prendere le distanze da certe frequentazioni perché si rivelano deleterie per il nostro benessere, nella maggior parte dei casi si tratta di imbattersi nella mancanza di reciprocità: il presupporre che gli altri agiscano e pensino come avremmo fatto noi.

Soffermandosi solo su questo aspetto, sorgono inevitabili alcune domande.

Chi è colui che fino a ieri ho considerato amico? Dove sono andate a finire quelle convinzioni di conoscerlo e di aver condiviso idee, situazioni, valori?

Cominciano a insinuarsi dubbi sull’assenza di maschere di quella persona e a valanga si inizia a diffidare della sua lealtà, onestà, sincero interesse verso di noi. Si esaminano e riesaminano gli accadimenti, si rimugina, se ne parla con insistenza, si provano emozioni che vanno dalla collera alla tristezza. Si può arrivare a conclusioni perentorie che non lasciano spazio al dubbio o a interpretazioni alternative.

Tuttavia, alcune considerazioni potrebbero aiutare a guardare alla delusione senza rimanerne invischiati. Innanzitutto imparare a non filtrare la realtà utilizzando esclusivamente il nostro punto di vista adottando prospettive differenti. Questo ci porterebbe ad includere le ragioni degli altri e ad attenuare i giudizi negativi.

Una seconda riflessione riguarda la nostra stessa natura umana, limitata e fallibile. Ognuno di noi può infrangere le aspettative degli altri: veniamo delusi ma possiamo anche deludere, notiamo le zone d’ombra nell’altro ma noi stessi ne possediamo.

L’imperfezione, le nostre molteplici sfumature racchiudono in sé la possibilità di creare sofferenza in chi ci è vicino. Questo è, e se non ne prendessimo atto non avremmo una chiara visione della realtà.

A proposito di attento “esame di realtà” potremmo chiederci se è poi così vero che la delusione ci coglie alla sprovvista oppure se in qualche modo abbiamo ignorato dei segnali che già dall’inizio della conoscenza stavano ad indicare qualcosa che non andava rispetto alle nostre fantasie su quel rapporto. Sensazioni poco definite che però ci parlano e che capita di negare, rifiutare in nome di quell’armonia che in fondo un po’ tutti siamo portati a cercare o meno nobilmente che vengono trascurate per quieto vivere o convenienza.

E ancora, attraverso uno sguardo maggiormente introspettivo potremmo dirci che un’eventuale difficoltà nel rapporto raramente può essere attribuita solo all’altro. Ognuno ha la propria quota di responsabilità data dal comportamento degli attori coinvolti e dalla percezione che questi hanno di se stessi e della controparte.

Analizzare le nostre reazioni rispetto alla delusione può essere una preziosa occasione per conoscere le proprie dimensioni più vere e nascoste. Se la sofferenza è troppo intensa, l’altro può aver stimolato, ma non causato il nostro dolore. Quello appartiene a vecchie ferite, a vissuti che si collegano a lontane esperienze di scarso riconoscimento e apprezzamento. Interpretiamo la non corresponsione alle nostre aspettative come un attacco personale e come tale al nostro valore.

Nella maggior parte dei casi non è così. È vero invece che in ogni incontro avviene un incrociarsi di vite con tutto il bagaglio di differenze che caratterizza ogni individuo. Se ci si limitasse a conoscere solo persone per quello che hanno in comune con noi, non si potrebbe avere scambio né arricchimento.

È vero altresì che ciò che ci delude non è tanto ciò che accade, ma come lo interpretiamo  attraverso la lente delle nostre proiezione. E più attribuiamo importanza a ciò che viene disatteso, tanto più intensa sarà la nostra amarezza.

Ricordiamo che tutte le volte che tendiamo ad amplificare, talora ad ingigantire le emozioni incontriamo la nostra vulnerabilità quella che ci fa ritrovare nello spazio inconscio vecchie esperienze correlate alla concezione e alla considerazione che ciascuno ha di se stesso.

Certamente, e qui si aprirebbe un altro fondamentale capitolo su quanto stiamo trattando, le considerazioni fin qui descritte partono dal presupposto che parliamo di amicizia intesa come legame autentico fatto di convergenza, solidarietà, affetto e non di legami occasionali, superficiali e fondamentalmente fragili.

Se un’amicizia è solida potrà convivere anche con la delusione che può divenire occasione per mettersi in discussione ed imparare che il disincanto nella sua accezione positiva ci permette di vedere la realtà, noi stessi e gli altri come veramente sono, distaccandoci dalle nostre percezioni ordinarie inoltrandoci nell’esplorazione della nostra identità più profonda.